martedì , 19 Marzo 2024
Home / Comunicati regionali / DENATALITA’, serve un cambio culturale

DENATALITA’, serve un cambio culturale

Nelle Marche si fanno meno figli che in Italia, si fanno più tardi, la popolazione invecchia progressivamente più nell’entroterra che sulla costa e più nel sud della regione che nelle province di Ancona e Pesaro. Ecco la sintesi dell’incontro “Gli Effetti della Denatalità sulla Crescita Economica e sulla Sostenibilità del Sistema Sociale – Dati Statistici e Rappresentazione sui Media nella Regione Marche” seminario formativo, che si è tenuto il 19 aprile, organizzato dall’Associazione dei Comuni delle Marche e dal Forum delle Associazioni Familiari delle Marche con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti. L’evento ha seguito l’incontro “I Comuni e la Regione a sostegno della natalità” organizzato lo scorso 14 gennaio dagli stessi Anci Marche e Forum delle Associazioni Familiari Marche dopo gli “Stati Generali della Natalità” del 2021, che ha acceso i riflettori su un tema che va affrontato trovando soluzioni concrete. A seguito dell’evento è stato anche sottoscritto un protocollo presentato al Consiglio Nazionale dell’Anci e approvato all’unanimità che definisce una serie di azioni a contrasto della denatalità e delle sue cause, prevedendo momenti formativi di approfondimento e di confronto.

Il programma ha previsto i saluti introduttivi di Marcello Bedeschi, Coordinatore Nazionale Direttori e Segretari delle ANCI Regionali, Paolo Perticaroli, Presidente Forum Famiglie Marche soggetti promotori dell’iniziativa con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche. La prima sessione sul tema “Dati di qualità per decisioni informate” ha previsto l’intervento introduttivo del prof. Francesco Maria Chelli di Univpm che ha rimarcato “l’elevata disponibilità di dati a fronte della quale a fare la differenza è la corretta selezione ed interpretazione degli stessi  – ha detto – così come la necessità ormai improrogabile, di mettere in campo politiche volte ad arginare un fenomeno che in Francia hanno cominciato ad affrontare seriamente già nel secondo dopoguerra e che in Italia invece è stato sostanzialmente ignorato”. Stefano Menghinello, della Direzione Centrale per l’analisi e la valorizzazione nell’area delle statistiche economiche di Istat ha tenuto una prima lezione sul tema “Dati economici, sociali e demografici: verso un approccio integrato”. “L’opinione pubblica non è razionale – ha detto – ma condizionata, e la percezione che ha di alcuni temi come la denatalità, la disoccupazione, il tasso di immigrazione è distorta rispetto alla realtà”. “Per questo – ha aggiunto – è fondamentale il ruolo degli operatori dell’informazione – che fungono da intermediari tra i produttori dei dati e i destinatari”. Istat mette a disposizione la “cassetta degli attrezzi” calendarizzando la pubblicazione degli studi e delle relazioni. Quindi gli interventi sul tema “Denatalità e invecchiamento nelle Marche: attualità̀ e previsioni” a cura di Chiara Capogrossi, Ricercatrice U.T. Area nord-est di Istat e la seconda “La rappresentazione del fenomeno sui media locali: una panoramica” a cura di Roberta Palmieri, Dirigente Istat, U.T. area Nord Est (Marche, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia) con il punto sui dati relativi alla denatalità e all’invecchiamento della popolazione nelle Marche e in Italia con il trend nel lungo periodo.

La seconda sessione ha previsto le riflessioni di S.Em.za Card. Edoardo Menichelli, Assistente Nazionale A.I.M.C., Letizia Perticaroli, Sindaco di Serra De’ Conti, Delegato Anci ed Oriano Mercante sindaco di Camerano. I dati che emergono dagli indicatori demografici dell’Istituto nazionale di statistica sono molto chiari: Ancona passa da 2834 a 2640 nati, Ascoli Piceno da 1202 a 1189, Fermo, da 997 a 979, Macerata, da 2007 a 1849, Pesaro/Urbino da 2182 a 2122. La natalità in Italia è al minimo storico, e la mortalità resta ancora elevata: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti. Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti. Su questa diminuzione pesa molto il calo dimensionale e il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni). Meno nati in Italia, dunque, e più anziani ma anche meno residenti. Secondo gli indicatori demografici diffusi dall’Istat la popolazione residente in Italia al 1° gennaio 2023 è di 58 milioni e 851mila unità, 179mila in meno sull’anno precedente, per una riduzione pari al 3 per cento. Prosegue, dunque, la tendenza alla diminuzione della popolazione, ma con un’intensità minore rispetto sia al 2021 (-3,5‰), sia soprattutto al 2020 (-6,7‰), anni durante i quali gli effetti della pandemia avevano accelerato un processo iniziato già nel 2014.