giovedì , 21 Novembre 2024
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Legge 194: di cosa hanno veramente bisogno le donne della regione Marche?

Recentemente alcuni Amministratori e Associazioni hanno accolto, con enorme soddisfazione, la notizia che all’Ospedale “Carlo Urbani” di Jesi verranno inviati ad operare l’interruzione di gravidanza dei medici non obiettori dall’Ospedale di Senigallia. Già a suo tempo il Forum delle Associazioni Familiari delle Marche aveva dichiarato la propria contrarietà a questo trasferimento, e non per motivi ideologici, ma per richiamare gli Amministratori regionali ad un più efficace utilizzo delle risorse a disposizione della sanità marchigiana; infatti l’interruzione di gravidanza non risulta essere una patologia che non consente, a coloro che la richiedono, di spostarsi in altri ospedali, oltre tutto con un costo minore per la sanità pubblica. Negli anni passati l’Ospedale di San Severino Marche faceva registrare il più alto numero di interruzioni di gravidanza delle Marche e certamente, a quel nosocomio, accedevano donne provenienti non solo dalle zone limitrofe. Più volte il Forum delle Associazioni Familiari delle Marche ha fatto appello agli Enti preposti di avviare un confronto, seppur minimo, sull’applicazione della Legge 194/78 nella nostra Regione.

Tale norma, infatti, prevede di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari, compreso quello dei consultori, che, come stabilisce l’articolo 2, “assistono la donna in gravidanza”, anche “contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”.

A tutt’oggi le uniche iniziative che sono state intraprese nella Regione sono la proposta di prolungare la sperimentazione di oltre un anno della RU 486 e la sostituzione negli ospedali marchigiani dei medici obiettori, come a Jesi.

Anche le Marche hanno un tasso di interruzione di gravidanza molto alto che, come Amministratori o come rappresentanti delle diverse Associazioni, non possiamo far finta di non vedere. Tutti insieme dobbiamo impegnarci per rimuovere le cause che portano alla drammatica risoluzione dell’aborto e per rispondere agli interrogativi che la legge ci pone. È ora che la nostra Regione affronti il grave tema della natalità e il primo intervento che deve mettere in atto è dare voce a chi ha il diritto di nascere; crediamo che sia compito anche delle Istituzioni, come il Comune di Jesi, promuovere ogni azione per un cambiamento culturale della nostra società Regionale. Vogliamo infine ribadire, con forza, che la Legge 194/78 tutela la maternità nei suoi principi fondanti e non sancisce il diritto ad abortire, ma vede l’aborto come facoltà estrema da scongiurare in ogni modo.