giovedì , 18 Aprile 2024
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A quarant’anni dalla legge 194 s’impone una riflessione sul diritto alla vita fin dal concepimento

In occasione dei quarant’anni dall’introduzione della legge 194 sull’aborto, il Movimento per la Vita propone un’interessante riflessione, che riproponiamo qui di seguito, i cui contenuti sono condivisi dal Forum delle Associazioni Familiari delle Marche.

Dopo 40 anni il Movimento per la Vita Italiano continua a giudicare ingiusta la legge 194 con il cui timbro e con il cui incoraggiamento sono avvenuti quasi 6 milioni di aborti legali. La affermata riduzione delle IVG come effetto della legge è inaccettabile, perché nei 40 anni si è ridotto il numero delle donne in età feconda per effetto del crollo della natalità e perché la cosiddetta “contraccezione d’emergenza” ha moltiplicato gli aborti tanto clandestini da non essere conosciuti. In realtà, nonostante la legge, ciò che può effettivamente aver potuto ridurre gli aborti è cresciuta sensibilità, a livello culturale, a favore della vita nascente e ciò è avvenuto anche grazie al Movimento per la Vita. Infatti il massimo strumento di prevenzione dell’aborto è la consapevolezza che la gravidanza riguarda anche un essere umano che vive e cresce nel grembo della donna.

Il Movimento per la Vita mette a disposizione della società italiana l’esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita che, insieme ai servizi ad essi collegati, Progetto Gemma, SOS Vita, case di accoglienza, hanno aiutato a nascere 200.000 bambini non contro le madri ma insieme alle madri. Se un numero limitato di volontari con pochi mezzi ha potuto ottenere questo risultato, molto più grandi sarebbero gli effetti positivi se lo Stato accogliesse come modello l’opera dei centri di aiuto alla vita. I centri locali possono documentare il loro servizio alle comunità civili in cui essi hanno sede.

Il Movimento continuerà con tenacia operosa a contrastare la pretesa di affermare l’aborto come diritto umano fondamentale e rivolge un appello a tutte le forze politiche perché il tema del diritto alla vita fin dal concepimento non sia emarginato e considerato secondario, ma primario perché la uguale dignità umana è fondamento dello Stato moderno.

Nell’immediato è indispensabile una riforma dei consultori familiari per restituirli alla loro funzione originariamente prevista di essere strumenti esclusivamente destinati ad evitare l’aborto a concepimento avvenuto. Il riconoscimento della dignità umana dei concepiti esige anche che sia prevista l’adozione per la nascita di embrioni generati in provetta rimasti privi di progetto parentale e che questa sia l’unica forma di “PMA eterologa”. Contemporaneamente è necessario che i diritti dei concepiti siano resi obbligatoriamente presenti mediante un apposito curatore nelle vicende giudiziarie che li riguardano.

Il Movimento continuerà a riconoscere nel concepito uno di noi con la fiducia che tale convinzione divenga patrimonio comune della intera società italiana perché conforme alla ragione, alla scienza moderna, alla cultura giuridica che ha per fondamento la dignità umana, l’eguaglianza e i diritti dell’uomo.